AFFRONTARE E RISOLVERE I PROBLEMI – Dopo 16 anni di esperienza da maestro alla scuola materna, improvvisamente, quasi senza volerlo (e nemmeno sperarlo) mi sono trovato a fare il Direttore didattico. Credo che chiunque, nella propria vita professionale, si sia trovato ad avanzare nella cosiddetta scala gerarchica (passando da un livello inferiore a funzioni superiori connaturate con maggiori responsabilità) abbia poi cercato di affrontare e risolvere le questioni più problematiche vissute nel periodo precedente. Una delle questioni che maggiormente inquietano il mondo dei docenti è la “compilazione del registro”. E questo non tanto nella parte che viene svolta quotidianamente (presenze, assenze e voti per le prove), ma per tutta quella parte relativa a programmi, programmazioni, descrizione della attività svolte, verifiche e giudizi personali.
Su questo ultimo argomento, anche se di fondo condivido il pensiero di Alberto Manzi (www.centroalbertomanzi.it) già dal primo anno come Direttore didattico a Moena, nel 1996/97, sensibile alle lamentele dei docenti, ho costituito una commissione di lavoro. In poche riunioni il gruppo ha proposto che ogni docente potesse scegliere fra tre ipotesi. Una semplicissima: su uno schema per parole chiave bastava segnare poche x. Una seconda procedura era di tipo discorsivo, ma estremamente sintetica. La terza era quella più ampia, usata fino a quel momento. Il problema era quindi risolto. Una sola nota comica: alcune insegnanti, per paura di sbagliare, invece di sceglierne una, le utilizzarono contemporaneamente tutte e tre!
IL NOSTRO REGISTRO – Più recentemente, nell’Istituto Comprensivo di Sogliano al Rubicone abbiamo elaborato, in collaborazione con la Tipografia Leardini di Macerata Feltria (specializzata in registri), i nostri registri “personalizzati”. Abbiamo scelto per la parte che deve restare all’archivio della scuola un registro semplicissimo con elenco degli allievi, presenze/assenze, voti e sintetico giudizio finale. Poi abbiamo realizzato un vero e proprio strumento di documentazione/condivisione. Lo abbiamo chiamato DIARIO ANNUALE DELL’INSEGNANTE e viene collocato, alla fine, nel Centro di Documentazione della scuola, chiamato “La Traccia”. Lo schema del diario è il seguente: vediamolo cercando di capirne i principi di fondo.
- 1. Programmazione Educativa di Istituto – Vanno qui riportati non tanto i “Programmi nazionali o ministeriali” (quelli già ci sono e sono un riferimento per tutti) bensì i temi di fondo su cui ogni collegio docenti (infanzia, primaria e secondaria) ha deciso di lavorare nel corso dell’anno.
- 2. Programmazione annuale di plesso – Ogni singolo plesso scolastico sceglie le proprie peculiari tematiche e attività su cui lavorare… al fine di concretizzare le idee di fondo dell’intero istituto.
- 3. Schemi delle scansioni periodiche – Ogni mese o ogni due mesi si schematizzano le attività più significati che verranno svolte in quel periodo.
- 4. Diario delle attività svolte e materiale “vivo” – È la parte più significativa del registro, in quanto diviene la memoria scritta di quello che si fa o si è fatto. Non deve essere – appunto – qualcosa di burocratico, ma qualcosa di narrativo. Un diario-cronaca-storia che, oltretutto, permetta una verifica delle attività che si sono fatte, anche da parte di genitori, dirigente scolastico e altri. Ogni insegnante può farlo quotidiano settimanale… o altro e inserire avvisi, giornalini, fotografie. Possono, se si vuole, metterci mano anche i ragazzi stessi. Il risultato: qualcosa di stupefacente. Provare per credere.
Una nota finale su come fare un “Repertorio di buone pratiche didattiche”, per lo meno a livello di Istituto. Anche questo è stato sperimentato! È sufficiente chiedere ad ogni insegnante (nella mia scuola erano più di 100) di descrivere in maniera sintetica, in mezza pagina di formato A4, una attività (una sola!) ben fatta nel corso dell’anno. Raccogliendo le attività in un fascicoletto (da distribuire e quindi condividere in ogni plesso scolastico) viene fuori un quaderno di 50 pagine con un centinaio di esperienze che altrimenti resterebbero nel “silenzio di ogni singolo insegnante”. Lo sforzo minimo di ciascun insegnante, per ottenere una carrellata di esperienze significative da condividere. Sburocratizzare è prima di tutto condividere.
Mooooolto d’accordo! Bella l’idea del diario annuale e della raccolta dettagliata di un’esperienza.
Purtroppo il mio dirigente (ultimo anno e poi in pensione)
Difficilmente accetta innovazioni e si ricorda che nella scuola esistono anche i bambini solo quando vuole fare accettare una sua idea punitiva. Pensa che al primo collegio di quest’anno, parlando dei progetti ha invitato a non fare recite
(che per noi talvolta sono la verifica del lavoro svolto) perchè…….i bambini non sanno recitare!!!!!!!!
Mi auguro che chi lo sostituirà sia una persona capace di rivoluzionare l’appiattimento esistente.
Perchè non diffondi le tue teorie ed esperienze in tutte le scuole?
Parlo con alcune colleghe di rallentare i ritmi, ma puntualmente mi ritrovo a constatare che non si fa un bel niente.
Con una collega che insegna le mie stesse materie in prima, avevo deciso di partire con scienze dai 5 sensi, analizzandone uno alla volta. Ebbene, lunedì scorso lei mi mostra il quaderno di un bambino, gongolandosi delle attività svolte: aveva già fatto tutti i sensi!
Io ho appena parlato della vista e accennato all’udito.
Come ha fatto? Sicuramente non ha perso tempo a bendare i bambini o a nascondere oggetti per far comprendere quali messaggi possono darci gli occhi, nè avrà portato i bambini in giardino a raccogliere le foglie secche, facendole calpestare e sbattere fra di loro per far ascoltare i suoni dell’autunno, nè avrà fatto il gioco del silenzio per far percepire l’ambiente sonoro della scuola, nè tantomeno fa fare la merenda lunga.
Vorrei condividere questo post, ma su fb non c’è “condividi”
Posso copiarlo e inserirlo nel mio blog?
Ciao